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La nascita dell’AIAS, (dopo 40 anni) tra fatti e significati

Prima dell’AIAS

astrophytum asterias superkabuto“Quando, all'inizio degli Anni Settanta, cominciai a cercare altri appassionati di piante grasse per scambiare piante e informazioni, trovai non poche difficoltà: i commercianti che potevano offrire specie di un certo interesse per il collezionista erano pochissimi e non erano in grado di fornirmi nomi e indirizzi di altri amatori; i nomi delle poche specie in vendita erano approssimativi e poco attendibili, se non addirittura ignoti”: così Gianfranco Rovida, primo vicepresidente e socio co-fondatore dell’AIAS, ricorda gli anni precedenti all’esperienza associativa. Sullo scenario del nostro paese al massimo del suo sviluppo, con alle spalle il cosiddetto “miracolo italiano” che aveva appena portato i suoi frutti in termini di benessere economico, occupazione e diffusione culturale trasversale nella società, la voglia di sapere, di informarsi, di conoscere e di conoscersi, di ritrovarsi e di fare insieme, superava in modo evidente le possibilità di un sistema di fare network che, in fondo, non si era evoluto poi molto negli ultimi decenni, almeno in Italia.
“Mi iscrissi allora ad alcune associazioni straniere che pubblicavano riviste specializzate; potei così apprendere dove acquistare libri e piante rare e mi resi conto che in altri paesi i collezionisti avevano a disposizione strutture organizzative che permettevano loro di tenersi aggiornati, di identificare le loro piante e di venire in contatto con altri appassionati. Nel 1976 ebbi dall'associazione inglese l'indirizzo di altri due italiani, come me abbonati alla rivista britannica” ricorda ancora Rovida, nella retrospettiva pubblicata su Piante Grasse nel 1989 dal titolo “Come è nata l’A.I.A.S.”.

Fra le altre modalità con le quali gli appassionati potevano riuscire ad avere i nominativi di altri possibili “vicini di casa” che condividevano la loro stessa passione vi erano anche i vivai e i produttori e commercianti di semi, nonché i collezionisti di più alto livello, sempre specializzati e rigorosamente stranieri. A pensarci ora, quando una ricerca su Google non la negheremmo neanche per trovare il panettiere più vicino a casa nostra, il fatto di dover elemosinare presso soggetti terzi stranieri la cortesia (che oltretutto in uno scenario di tutela della privacy potrebbe pure risultare illecita) di metterci in contatto con altri appassionati può risultare davvero inconcepibile.
In realtà singole persone già ben addentro alla conoscenza delle piante succulente erano attive in Italia ben prima della costituzione dell’AIAS. A Bologna, intorno alla figura del professor Giuseppe Lodi, dell’Orto Botanico del capoluogo emiliano, gravitava già un gruppo di collezionisti, tanto che presso lo stesso orto botanico la collezione di piante succulente aumentava velocemente in dimensioni e prestigio. A conferma di questo, la pubblicazione del volume Le mie Piante Grasse, a firma dello stesso Lodi per le edizioni Edagricole, avvenne, nella sua prima pubblicazione (1979), in contemporanea con la fondazione stessa dell’AIAS. Ristampato successivamente nel 1986, questo volume resta ancora oggi, con le sue 360 pagine, il riferimento ideale ricordato con affetto dagli appassionati e dai collezionisti italiani cresciuti nell’epoca pre-internet.

Lodi e Gasperini

Carlo Zanovello all’epoca della costituzione dell’AIAS era trantaduenne; è stato autore di importanti articoli sin dal primo bollettino e continuativamente fino ad oggi, rivestendo per un certo periodo il ruolo di redattore della rivista. “Per trovare collegamenti [fra gli appassionati] o le riviste, oppure quando veniva pubblicato un libro, se fra i sostenitori della pubblicazione, che avevano in qualche modo finanziato la prima edizione, c’era un italiano, ecco che lo si poteva cercare” – così Zanovello, intervistato proprio in occasione di questo quarantennale dell’associazione, ricorda il periodo che aveva preceduto la nascita dell’AIAS. “La prima volta che andai a trovare Lodi, insieme a Luciano Battaglia, abbiamo cominciato a parlare e a fare domande, e pure a rispondere alle sue domande, perché anche lui aveva tante curiosità non soddisfatte, e siamo finiti dentro alla biblioteca dell’orto botanico a prendere in mano i sei volumi del Backeberg (Cactus Lexicon), poi a sfogliare i volumi di Jacobsen (Lexicon of Succulent Plants), che a quell’epoca erano, uno per le Cactaceae e l’altro per le succulente non Cactaceae, la summa, diciamo la Bibbia, degli appassionati sofisticati”.
E ancora, riguardo alla situazione editoriale in lingua italiana, negli anni precedenti all’AIAS, “in italiano, prima del testo di Lodi, c’erano due libricini che ricordo, ma non sono sicuro che ci fossero solo quelli. Uno era della Vallardi [Piante Grasse – A. Vallardi Editore (1955 e successive edizioni)] e l’altro – non mi ricordo più l’editore ma l’autore era Ronald Ginns [Piante Grasse – Edagricole (1971)] – tradotto dall’inglese, che trattava maggiormente le Aizoaceae, se ricordo bene. Dopo di allora sono stati pubblicati il libro di Lodi, che rimane tuttora insuperato e insostituibile, e tanti altri libri che trattano le succulente in generale”.

Mentre il professor Lodi non assunse mai cariche direttive nella nascente AIAS, Cesare Gasperini ne fu invece il primo presidente eletto; era già membro della I.O.S. (Organizzazione Internazionale per lo studio delle Succulente) ed era noto in ambiente internazionale in qualità di esperto di quelle che all’epoca erano note come Mesembryanthemaceae (l’attuale famiglia delle Aizoaceae). Come ammetterà in seguito, egli aveva già tentato, negli anni precedenti, di costituire un’associazione locale, a Catania, dedicata alle piante succulente, ma purtroppo senza raccogliere un numero sufficiente di adesioni preliminari.

 

Prima degli anni settanta

“Prima della fine degli Anni Sessanta le piante succulente erano poco note e apprezzate in Italia. Negli Anni Trenta-Quaranta del nostro secolo furono soprattutto gli stabilimenti vivaistici attivi in Liguria ma di proprietà e a conduzione straniera, soprattutto inglese e tedesca, a favorire quel minimo di conoscenza e diffusione delle succulente nel nostro Paese”. Andrea Cattabriga


La fase di aggregazione

È certamente arduo ricostruire l’esatta dinamica che portò, tra il 1977 e il 1979, all’aggregazione della massa critica di appassionati desiderosi di dare vita a una struttura organizzata. Con tutta probabilità il primo terzetto di persone che intrattennero contatti stretti a tal proposito fu rappresentata dai siciliani Cesare Gasperini, Giuseppe Cirifari e Gianfranco Rovida. Ad essi si aggiunse rapidamente Giuseppe Panebianco e diversi altri appassionati, in particolare della zona di Firenze (fra i quali Roberto Mangani, che fu poi il primo segretario della sezione Toscana), con la costituzione nel 1978 del primo gruppo informale, denominato “Gruppo Amatori di Piante Grasse di Firenze”, in tutto una ventina di persone. A seguire, come era d’altronde prevedibile, ci fu il coinvolgimento del nucleo (anch’esso preformatosi) facente capo al già menzionato Orto Botanico di Bologna e al professor Lodi.

Le prime uscite di gruppo

In quel periodo il modo migliore, oltre che il più accessibile, per verificare la potenziale adesione a un progetto che potesse aggregare in un’associazione persone dalle varie regioni italiane che non erano mai entrate in contatto fra loro era l’annuncio su un periodico di ampia diffusione. Fu scelta la seguitissima rubrica “Pollice Verde”, condotta in quegli anni da Ippolito Pizzetti sul settimanale L’Espresso. Al “call for interest” lanciato in questo modo da Panebianco (del gruppo fiorentino) rispose un numero sufficientemente ampio di persone, tale da giustificare un approfondimento, che fu realizzato inviando a ciascuno degli interessati un questionario nel quale si chiedeva il loro parere in merito alla possibilità di fondare un’associazione nazionale e alla sua strutturazione in sezioni locali, per le quali fin da quel momento si chiedeva di farsi avanti in caso di disponibilità personale a farsene carico. Il nome inizialmente pensato per la nascente associazione era AIAPG (Associazione Italiana Amatori delle Piante Grasse), ma fu lo stesso Gasperini a proporre si sostituire “grasse” con “succulente”, più corretto dal punto di vista botanico, e tale oltre tutto da rendere l’acronimo più facilmente pronunciabile. Stava così nascendo l’AIAS.

La costituzione dell’AIAS

Tutti coloro che avevano espresso il loro interesse ricevettero alla fine del 1978 una lettera nella quale si annunciava l’imminente costituzione dell’AIAS, con l’inizio della vita associativa previsto per i primi mesi del 1979. Lo statuto dell’AIAS, nella sua forma definitiva e aggiornata, è disponibile a tutti sul sito web dell’associazione (www.cactus.it).

Il particolare l’art. 2 riassume sotto la voce “scopo” il campo di interesse, i fini dell’associazione e le modalità prescelte per il loro conseguimento: “L’associazione si propone di promuovere l’interesse per lo studio, la collezione e la coltivazione dei cactus e delle altre piante succulente, facilitando lo scambio di informazioni e di materiale tra i soci, organizzando viaggi, gite, convegni, raccolte di pubblicazioni, mostre e quanto altro necessario od utile alla divulgazione delle piante succulente in genere. L’associazione rifugge da qualsivoglia scopo di lucro e non si ispira ad alcuna ideologia politica o religiosa.”

Tra le prime iniziative proposte, fin dalla lettera nella quale si annunciava la costituzione dell’AIAS, c'era una gita collettiva (che fu poi fatta il 2 giugno 1979) a Montecarlo, un censimento delle collezioni private e l'impegno di mandare a tutti una lista dei soci per permettere i reciproci contatti.
Il primo congresso dell’AIAS si tenne a Firenze il 22 settembre 1979, con la presenza di più di metà dei 180 soci che avevano aderito all’associazione. In questa occasione fu eletto il primo direttivo, con la presidenza assegnata alla guida del professor Cesare Gasperini.

Già nel maggio 1980 le sezioni attivate erano ben 11: Piemonte-Valle d'Aosta (segretario: S. Nava-Corsi), Lombardia (A. Testori), Triveneto (L. Battaia), Liguria (A. Biancheri), Emilia-Romagna (G. Bugamelli), Toscana (R. Mangani), Abruzzo-Molise (T. Anoelozzi), Lazio (G. Palisano), Campania (R. Annivallo), Sardegna (A. Valente), Sicilia (M. Marota).

A dispetto di quanto si potrebbe immaginare al giorno d’oggi, l’AIAS non fu registrata come associazione culturale, bensì “di promozione sociale”, una scelta oculata che, soprattutto nei primi anni, si dimostrò quanto mai appropriata, in linea sia con gli scopi statutari che con le modalità per il loro perseguimento. Furono proprio le sezioni territoriali a rappresentare l’ossatura e al tempo stesso il sistema muscolare dell’associazione, sia nell’opera di intercettazione e coinvolgimento dei nuovi iscritti sia nell’organizzazione di eventi “di sezione”, che prevedevano incontri periodici solitamente nel capoluogo regionale (a cadenza mensile negli anni di maggiore fervore e nelle sezioni più attive), oltre a gite presso le collezioni di piante succulente degli orti botanici, delle collezioni private e dei vivai specializzati in Italia e all’estero, organizzando persino viaggi a tema botanico nel mondo per visitare gli habitat di origine delle piante. Al direttivo centrale, oltre all’organizzazione del congresso nazionale, che fin dalla costituzione dell’associazione si tenne regolarmente ogni anno, sempre in una diversa città, spettò invece il compito di gestire la fase comunicativa più istituzionale, che portò all’avvio dell’attività editoriale dell’AIAS.

 

 Il primo direttivo

a seguito del 1° congresso dell’aias (firenze, 22 settembre 1979) furono eletti nelle cariche del primo consiglio direttivo dell’associazione i soci:

presidente: cesare gasperini
vicepresidente: gianfranco rovida
segretario: antonio panebianco
tesoriere: giuseppe capizzi

 

 

 LE SEZIONI LOCALI
Sezione Piemonte-Valle d’Aosta
Sezione Liguria
Sezione Lombardia
Sezione Emilia-Romagna
Sezione Toscana
Sezione Abruzzo-Molise
Sezione Campania
Sezione Sardegna
Sezione Sicilia

 

In un elenco del maggio 1980 le sezioni attivate e i relativi segretari erano: Piemonte-Valle d'Aosta (S. Nava Corsi), Lombardia (A. Testori), Triveneto (L. Battaia), Liguria (A. Biancheri), Emilia-Romagna (G. Bugamelli), Toscana (R. Mangani), Abruzzo-Molise (T. Anoelozzi), Lazio (G. Palisano), Campania (R. Annivallo), Sardegna (A. Valente), Sicilia (M. Marota).

 

 Il logo dell’AIAS

Il disegno, che ritrae un Astrophytum asterias in fioritura, è stato realizzato da G. De Pasquale e compare fin dal cosiddetto “numero zero” della rivista, datato al 1980, precedente quindi alla decisione di dare vita a un vero e proprio periodico. Dopo i primi anni di fondazione dell’AIAS, De Pasquale si trasferì alle Isole Canarie, dedicandosi alla coltivazione delle piante succulente su scala commerciale.


La rivista

Fin dal suo statuto l’AIAS ha previsto come scopi associativi la produzione e la diffusione di materiale informativo dedicato al mondo delle piante succulente, a iniziare da libri e riviste, tanto che l’AIAS stessa costituisce attualmente un editore, sia per la rivista Piante Grasse che per i diversi libri pubblicati e diffusi, molti dei quali dotati di un proprio ISBN, spesso proposti ai soci in qualità di “numero speciale” della rivista, ma comunque accessibili anche da parte dei non soci.

Seppur l’interesse e la volontà di pubblicare un periodico con uscite regolari fosse già chiara ai fondatori prima ancora della costituzione dell’AIAS, era tuttavia doveroso un approccio prudente, anche in considerazione degli sforzi organizzativi e finanziari che il progetto avrebbe rappresentato. È così che nel gennaio 1980 fu pubblicato il “numero zero” in forma di semplice “Bollettino dell’AIAS”: 16 pagine battute a macchina, con titoli, riquadri e illustrazioni botaniche realizzate a mano. Il bollettino numero zero conteneva un’introduzione a cura del presidente Cesare Gasperini e articoli di L. Battaia/C. Zanovello, G. Metta, A. Panebianco e R. Mangani, che nel loro insieme spaziavano davvero in tutti i campi di azione della giovane associazione: dalle semine alla classificazione delle piante, dal codice di condotta IOS alla composizione dei terreni, dalla lotta contro i parassiti alle succulente caudiciformi. Furono stampate a Firenze 300 copie offset, inviate a mezzo postale a tutti gli iscritti.

A questo numero zero seguì ancora, nell’aprile 1981, il “numero uno”, sempre in forma di bollettino, con l’editoriale di apertura a firma della Segreteria Nazionale, nel quale si segnalava, fra le altre cose, il raggiungimento di un numero di associati pari a 350; lo stesso Bollettino n. 1 riportava una copia dello statuto dell’associazione e la composizione del Consiglio Nazionale (Direttivo) e dei segretari delle sezioni locali, scaturiti dalle elezioni in occasione del primo congresso.

La registrazione di Piante Grasse come periodico vero e proprio fu discussa finalmente dal punto di vista operativo in occasione della Terza Assemblea AIAS (Ventimiglia, 1981). Pubblicato inizialmente come “numero unico” (Vol. 1, 1981), ed in seguito formalizzato in qualità di trimestrale, con l’uscita di 4 numeri regolari all’anno (ISSN 0394-9990) costituenti un “volume” unico, Piante Grasse si avvalse fin dalla sua creazione del lavoro dei soci Luciano Battaia e Carlo Zanovello, insieme all’instancabile opera promozionale condotta dal segretario nazionale Antonio Panebianco.

 

I soci
La partenza dell’AIAS, in termini di iscrizioni, fu più che incoraggiante: 180 soci all’atto della costituzione (1979) e già 299 l’anno successivo, distribuiti in modo uniforme fra le diverse regioni, dal nord al sud dell’Italia. In occasione della pubblicazione del primo bollettino, la Segreteria Nazionale annunciò il raggiungimento della quota di 350 iscritti.

 I primi congressi
1) 1979, Firenze
2) 1980, Bologna
3) 1981, Ventimiglia (IM)
4) 1982, Bordighera (IM)
5) 1983, Portici-Napoli
6) 1984, Bologna
7) 1985, Roma
8) 1986, Bordighera (IM)
9) 1987, Roma
10) 1988, Bergamo

40 anni dopo

Qualcuno potrebbe affermare che l’interesse per le piante succulente nel nostro paese sia andato scemando durante gli ultimi anni. Così la pensa per esempio la sig.ra Anna Maria Conti, classe 1934, socia romana della prima ora, per anni attiva sostenitrice della Sezione Lazio, dalla quale ho avuto modo di apprendere lo spirito che animava nei primi anni la parte di attiva della “base” associativa. Raccontando l’entusiasmo, in termini di iscrizioni e di partecipazione in forma attiva alla vita dell’associazione, la sig.ra Conti evidenzia come un tempo ci fosse più disponibilità da parte dei singoli soci a partecipare agli incontri periodici e agli eventi, come ad esempio le gite. Al giorno d’oggi, nota per contro Anna Maria, è difficile anche soltanto organizzare una mostra o una trasferta perché l'agenda di ciascuno di noi prevede troppi impegni e si fatica a trovare il tempo per le iniziative condivise.

Di diverso avviso è invece Andrea Cattabriga, naturalista, vivaista, organizzatore della Festa del Cactus di Bologna e di Kaktos, nonché redattore per alcuni anni di Piante Grasse,Astrophytum asterias super kabuto fiore rosa giovanissimo all’epoca della costituzione dell’AIAS ma già ben addentro alla passione tanto da aver avuto la fortuna di poter frequentare già da ragazzo l’ambiente dell’Orto Botanico di Bologna proprio negli anni d’oro della sua attività. “L’interesse per la piante succulente in Italia è rimasto sostanzialmente costante in questi decenni: quella che è cambiata, e che ha condizionato la percezione di una diminuzione di interesse è stata invece la crescente disponibilità dell’offerta, non solo di informazioni ma anche di piante referenziate da collezionare”.

Con tutta probabilità, non è la quantità ma la qualità dell’interesse a essere cambiata negli ultimi anni, in particolare dall’inizio del nuovo millennio. Un interesse che sempre meno sembra riconoscere valore alle facilitazioni derivanti dal fare parte di un’organizzazione di promozione sociale, che pubblica una rivista specializzata. “Le ragioni per cui c’è un interesse in calo sono da ricercare in una tendenza che io considero ‘alla superficialità’ dell’interesse, della passione, che non è relativa solo agli appassionati di piante grasse, ma in generale” – è la riflessione di Carlo Zanovello. “Diciamo che la società dei consumi sta facendo danni a tutti i livelli. Adesso i veri appassionati, anche tra gli iscritti, sono pochi. La maggior parte si interessa, cerca di ‘possedere’ la pianta: interessa molto meno cercare di capirla”. Aggiunge: "40 Euro, a parere mio, è proprio niente. Proprio poco. Se già te li danno mal volentieri, figuriamoci che cosa capiterebbe se la quota passasse a 45. A noi vecchi soci potrebbe andare comunque bene, anzi: per frequentare un'associazione, che cosa sono 40 Euro? Ma altri, proprio ***, si lamenterebbero pure" – con questa chiara provocazione, ancora la sig.ra Conti pone in evidenza quello che è forse il nodo di fondo. Non l’abbonamento a una rivista, non lo scambio di semi o di piantine, non un singolo o una manciata di vantaggi materiali, da soppesare sul piatto della bilancia, mettendo sull’altro piatto come avremmo potuto spendere lo stesso importo in modo alternativo. Se fossimo tentati di abbracciare anche noi questo modo di ragionare, scivolando nell’utilitarismo più effimero e individualista, proviamo – magari a puro titolo sperimentale - a ripercorrere la storia dell’AIAS e a confrontarci con lo spirito che animava i primi soci, dai fondatori agli attivisti degli inizi. Let our history upgrade us! Potremmo forse uscirne anche noi migliorati.

 

Franco Rosso

  • Informazioni sull'autore: Franco Rosso, presidente Associazione Italiana Amatori delle piante Succulente