- Scritto da Gianfranco Rovida e Rosario Ennio Turrisi
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IN RICORDO DEL DOTTOR CESARE GASPERINI 1901-1991
Gianfranco Rovida
Entrai in contatto con Cesare Gasperini agli inizi del 1978: avevo ricevuto il suo indirizzo da Ernest FRITZ di Johannesburg, un collezionista di Lithops, che conosceva Cesare da tempo come vecchio collezionista, in particolare esperto di Mesembryanthemaceae. In quel periodo, insieme ad Antonio PANEBIANCO ed altri amici fiorentini, stavamo pensando di fondare un'associazione italiana di appassionati di piante grasse, per cui cercavamo di entrare in contatto col maggior numero possibile di collezionisti di altre regioni. Scrissi subito a GASPERINI, chiedendogli che cosa pensasse dell'idea.
Mi rispose con entusiasmo e si dichiarò disponibile ad aderire all'iniziativa.
Cesare GASPERINI era farmacista ed aveva cominciato a collezionare piante grasse verso il 1930. Era uno dei pochi italiani membro della Organizzazione Internazionale per lo studio delle piante Succulente (IOS) ed aveva partecipato alla organizzazione di uno dei congressi IOS, che si tenne a Catania nel 1965. Conosceva quindi molti degli studiosi più illustri.
Nell'Ottobre '78 ebbi l'occasione di recarmi a Catania e conobbi personalmente GASPERINI, che allora aveva 77 anni; nonostante la sua età, era molto arzillo. Mi fece vedere la sua collezione, che mi lasciò a bocca aperta: non avevo mai visto in vita mia tanti Lithops, Conophytum, Argyroderma, Cheiridopsis', nomi come Machaerophyllum, Mitrophyllum o Jensenobotria mi erano assolutamente sconosciuti! Seppi poi che GASPERINI in passato possedeva anche molti esemplari di cactacee, che però aveva da tempo donato all'Orto Botanico di Catania. Nonostante la sua enorme esperienza, non ostentava le sue conoscenze sulla classificazione e sulla coltivazione; era modesto nel dare consigli. Ricordo che era molto rammaricato di non aver più la resistenza fisica necessaria per curare le sue piante come avrebbe voluto.
Fu molto generoso: tornai a Firenze con un notevole numero di talee di Conophytum e altre Mesembryanthemaceae rare, che era quasi impossibile a quel tempo trovare dai vivaisti; e molte altre ne ricevetti anche in seguito. Tutti coloro che sono andati a trovarlo non sono mai venuti via a mani vuote.
Quando alla fine del '78 decidemmo di dar vita alla nostra associazione, scrissi a GASPERINI comunicandogli che pensavamo di chiamare l'associazione AIAPG (Associazione Italiana Amatori delle Piante Grasse). Mi rispose facendomi notare che il termine « piante grasse » era improprio: « Penso che, sin dalla denominazione della nostra associazione, sia bene indirizzare gli amatori verso una terminologia più appropriata. Il termine esatto, usato da inglesi e tedeschi, è quello di piante succulente, così io proporrei il nome di Associazione Italiana Amatori delle piante Succulente. Nella sigla eliderei il «delle piante» e così
questa diverrebbe più agile e foneticamente più gradevole: A.I.A.S. ».
Quando nel 1979 nacque l'AIAS, tutti fummo d'accordo nel proporlo come presidente. Ricordo che partecipò al nostro primo congresso a Firenze, venendo in macchina da Catania. Fu in quella occasione che lo accompagnammo all'Orto Botanico di Bologna per fargli conoscere un altro «vecchio» collezionista, il Professor Giuseppe Lodi; fu veramente emozionante vedere i due più anziani collezionisti italiani fraternizzare immediatamente ed aggirarsi come due ragazzini entusiasti tra i bancali della serra delle piante grasse!
Purtroppo, dopo i primi anni, una serie di acciacchi impedirono a GASPERINI di viaggiare e quindi di partecipare attivamente alla vita dell'associazione; chiese allora di essere sostituito, perché, disse, non voleva che la carica di presidente fosse solo una onorificenza.
Nel 1982, resosi conto di non poter più curare le sue amate piante, fece la cosa più bella che poteva fare un vecchio collezionista come lui: donò la sua ancora cospicua collezione all'Orto Botanico della sua città.
Credo che la sua generosità sia il più bel ricordo che Cesare GASPERINI poteva lasciarci.
IN RICORDO DEL DOTTOR CESARE GASPERINI
Rosario Ennio Turrisi
Quando iniziai a far parte del-l'A.I.A.S., più di un anno fa, fu un socio, l'attuale responsabile locale della mia città, Salvo BELLA, a illustrarmi la figura del dottor GASPERINI che poi conobbi sempre meglio in numerose occasioni.
Un anziano Signore o, meglio, una sapiente e rassicurante figura senile che, nonostante la più che tarda età dimostrava ancora l'impeto della passione e una gran voglia di fare. In altre parole, ho sempre immaginato in lui un animo giovane in un corpo di vecchio. Quando un giorno decisi di andarlo a trovare nella sua abitazione, rimasi dapprima perplesso per il tempo che impiegò ad aprire la porta scricchiolante di casa e, quando per la prima volta mi apparve la sua insolita figura, lo rassicurai presentandomi come socio AIAS.
Mi accolse con gentilezza e finì per raccontarmi dei suoi viaggi, delle sue conferenze scientifiche, delle proficue amicizie con alcuni eminenti studiosi, delle mille avventure e vicissitudini che hanno portato alla costituzione della sua prestigiosa collezione, di cui purtroppo oggi non rimangono altro che miseri resti nell'Orto Botanico dell'Università di Catania, poiché relegati in due precarie serre inidonee a dare le giuste condizioni per lo sviluppo delle piante.
Tutte le volte che andavo a trovarlo mi ospitava nel suo piccolo ed accogliente studio dove non vi era altro che un armadietto colmo di testi e pubblicazioni in genere sulle piante succulente, un'antica cattedra di spesso legno ormai bucherellato, piena di corrispondenze e periodici, una poltrona e su l'immagine distinta e ottocentesca del padre. Un'immensa tenerezza provavo ogni qua! volta andavo a fargli visita perché l'immagine che mi lasciava era di una persona straordinariamente ricca interiormente, rimasta sola con la sua passione e il ricordo della vita passata e degli amici scomparsi, di cui ogni tanto pronunciava il nome piangendo, raccontando le numerose vicende e avventure che aveva trascorso con loro studiando e raccogliendo le piante. Una storia malinconica si è consumata per anni in quella piccola stanza posta in alto in mezzo alla confusione della città.
Dalla porta vetrata di questa stanzetta, dove passava le giornate leggendo, talvolta tra soavi e dolci note di musica classica, ricordo che lanciava sguardi con gli occhi tremolanti, quasi a considerare la luce di fuori come la fonte dei suoi ricordi. Non ho mai conosciuto un vecchietto così cortese, una cortesia d'altri tempi e così sorprendentemente disposto a sereni dialoghi.
L'unica cosa che ho sempre desiderato era di vederlo muoversi liberamente, ma da ormai 10 anni, affetto dal terribile morbo di Parkinson, che lo ha portato inesorabilmente alla morte, era impossibilitato a muoversi. Di lui mi rimangono, oltre che il tenero ricordo del suo aspetto scarno, degli occhiali spessi e iscuriti dagli anni, della pelle delle mani sottile come il pergamino ad intravedere le vene, anche quello dei suoi 60 anni di dedizione alle piante succulente, da cui ogni volta scaturivano mille interessanti ed appassionanti discorsi soprattutto quando mi raccontava i viaggi e i modi con cui aveva costituito la sua collezione.
Per un anno gli ho mentito, in buona fede, sullo stato di salute delle sue piante per non farlo cadere nella disperazione. Nonostante che egli abbia raggiunto la veneranda età di 90 anni la sua morte triste ha afflitto tutti lasciando un vuoto incolmabile e in me anche il rammarico di averlo conosciuto troppo tardi.
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